mercoledì 25 aprile 2007

25 Aprile - La festa della Liberazione


ALLA MIA NAZIONE
di Pier Paolo Pasolini



Non popolo arabo, non popolo balcanico, non popolo antico
ma nazione vivente, ma nazione europea:
e cosa sei? Terra di infanti, affamati, corrotti,
governanti impiegati di agrari, prefetti codini,
avvocatucci unti di brillantina e i piedi sporchi,
funzionari liberali carogne come gli zii bigotti,
una caserma, un seminario, una spiaggia libera, un casino!
Milioni di piccoli borghesi come milioni di porci
pascolano sospingendosi sotto gli illesi palazzotti,
tra case coloniali scrostate ormai come chiese.
Proprio perché tu sei esistita, ora non esisti,
proprio perché fosti cosciente, sei incosciente.
E solo perché sei cattolica, non puoi pensare
che il tuo male è tutto male: colpa di ogni male.
Sprofonda in questo tuo bel mare, libera il mondo.

mercoledì 11 aprile 2007

Maud.it VS Universitor


ALEA IACTA EST!
Eccovi un'anticipazione! Tanto per dimostrare che le accuse di "presunta" connivenza tra AZIONE UNIVERSITARIA e UNIVERSITOR accennate dal nostro giornale sono assolutamente fondate. Per tutti coloro che vogliono saperne di più, tra un pò sarà pronto un nuovo articolo con tutti i retroscena e le documentazioni esatte. Nel frattempo invito caldamente chiunque abbia addirittura azzardato l'ipotesi di una diffamazione da parte nostra a ricredersi.

martedì 10 aprile 2007

Editoriale del Maud.it numero 15 del 11 Aprile '07

VITA E POLITICA

Vita e politica non rappresentano certamente i termini di una dicotomia. Anzi per quanto questo possa sembrare forse paradossale l’una (la politica) rappresenta una componente assolutamente necessaria per l’altra. Non c’è vita dunque senza politica. Ciò nonostante, l’edificazione del nostro moderno individualismo sembrerebbe suggerirci tutto il contrario. Oggi davvero la realtà è diventata un tutt’uno con il capitalismo e questo non testimonia null’altro che una certa immutabilità del sistema. Come dire: un altro mondo non è davvero possibile. E neanche immaginabile. Questo è l’unico scenario a cui, volenti o nolenti, dobbiamo per forza di cose rapportarci per fare il punto della situazione. Il problema è che oggi la nostra vita è inequivocabilmente limitata esclusivamente all’ambito del privato. Ciò che intendo dire è che davvero non si riesce più a vivere in una qualche dimensione che sia politica, ed anzi sembra piuttosto che questa non abbia in noi più alcuna importanza. Ma non è così. E proprio in virtù di questo non può che riemergere prepotentemente (in questi tempi come in qualsiasi altro), quell’esigenza frustrata di ridare un significato politico alla propria vita: politicizzarla appunto. Per quanto soffocato infatti il “voler vivere politico” rimane un inestirpabile ed inalienabile istinto che è proprio dell’essere umano. Affermare di voler politicizzare la propria esistenza significa perciò solamente rivendicare ciò che ad essa è stato negato. Ciò che occorre è quindi spezzare le forti catene dell’individualismo borghese e guardare al di là dei vincoli che questa nostra realtà ci impone. Direbbe bene Wenceslao Galan: “il ricatto della realtà è quello di rinchiudere ciascuno di noi nei limiti della propria vita”. Ma la vita politicizzata altro non è che la vita che consapevolmente dice no a questo ricatto. La vita che vuole tornare a vivere e che vuole vivere ancora. La vita che resiste al senso comune. La vita che “buca la realtà” e che in ogni nuovo buco rivendica se stessa.