martedì 10 aprile 2007

Editoriale del Maud.it numero 15 del 11 Aprile '07

VITA E POLITICA

Vita e politica non rappresentano certamente i termini di una dicotomia. Anzi per quanto questo possa sembrare forse paradossale l’una (la politica) rappresenta una componente assolutamente necessaria per l’altra. Non c’è vita dunque senza politica. Ciò nonostante, l’edificazione del nostro moderno individualismo sembrerebbe suggerirci tutto il contrario. Oggi davvero la realtà è diventata un tutt’uno con il capitalismo e questo non testimonia null’altro che una certa immutabilità del sistema. Come dire: un altro mondo non è davvero possibile. E neanche immaginabile. Questo è l’unico scenario a cui, volenti o nolenti, dobbiamo per forza di cose rapportarci per fare il punto della situazione. Il problema è che oggi la nostra vita è inequivocabilmente limitata esclusivamente all’ambito del privato. Ciò che intendo dire è che davvero non si riesce più a vivere in una qualche dimensione che sia politica, ed anzi sembra piuttosto che questa non abbia in noi più alcuna importanza. Ma non è così. E proprio in virtù di questo non può che riemergere prepotentemente (in questi tempi come in qualsiasi altro), quell’esigenza frustrata di ridare un significato politico alla propria vita: politicizzarla appunto. Per quanto soffocato infatti il “voler vivere politico” rimane un inestirpabile ed inalienabile istinto che è proprio dell’essere umano. Affermare di voler politicizzare la propria esistenza significa perciò solamente rivendicare ciò che ad essa è stato negato. Ciò che occorre è quindi spezzare le forti catene dell’individualismo borghese e guardare al di là dei vincoli che questa nostra realtà ci impone. Direbbe bene Wenceslao Galan: “il ricatto della realtà è quello di rinchiudere ciascuno di noi nei limiti della propria vita”. Ma la vita politicizzata altro non è che la vita che consapevolmente dice no a questo ricatto. La vita che vuole tornare a vivere e che vuole vivere ancora. La vita che resiste al senso comune. La vita che “buca la realtà” e che in ogni nuovo buco rivendica se stessa.

9 commenti:

Anonimo ha detto...

L'uomo di cui hai parlato, se ho capito bene, credo che sia l'uomo occidentale, borghese per nascita o aspirazione.
La politicizzaione della vita, il riaffermare di questa nell'asprimersi privato e pubblico, e proprio in quest'ultimo agire...i mezzi necessari a tele rottura(se fosse attualizzabile)li possiede la classe borghese, che talora "politicizzasse la propria esistenza", come potrebbe liberare la classe povera, il terzo mondo che vive nei primi mondi, da problemi privati che sono nelle mani fredde della politica? spero che la risposta non sia con la virtù morale di chi si è finalmente liberato. La classe borghese è collettivista nel raggiungere i propri scopi, individualista (oggi si chiama talvolta libera coscienza)nell'affrontare le questioni fuori dal Proprio Pubblico. Questi ultimi due termini, non hanno solo un significato relativista, ma esprimono la chiusura del mondo occidentale e del suo spiritualismo culturalizzato, che difficilmente sconfina senza portarsi dietro il suo proprio pubblico.

Il mio commento ha il solo scopo di introdurre questioni che riguardini le altre sfere del mondo, e non guardare solo la parte(la nostra)dove è attuabile il processo di riscatto, l'occidente colto.

Anonimo ha detto...

scusate gli e(o)rrori

V.C. ha detto...

Ti rispondo caro Gianluca, proprio perchè mi sento onorato del tuo intervento.
L'uomo di cui ho parlato è l'uomo occidentale, credo sia abbastanza chiaro. E se dovessi entrare ancor più nello specifico ristringerei il campo nella fattispecie alle cosidette "elitè". Mi rivolgo specialmente all'intellettuale borghese. Il mio è un pò monito ed un auspico per tutti coloro che ritengo siano i veri privilegiati di questo nostro tempo (e mi ci metto anche io nel mezzo). La politicizzazione della vita deve essere condotta proprio da noi che abbiamo tempo, benessere e soprattutto un'età che ancora ce lo permette (e questo è forse il dono maggiore di cui dobbiamo tener conto). Chiusa parentesi: è normale che le cose siano differenti se visti da una prospettiva che non ci appartiene (come ad esempio appunto il Terzo Mondo). Differenti si, ma secondo me procedono di pari passo. Come è certo che l'esistenza stessa di un terzo mondo è funzionale a tutto quel benessere che è proprio del nostro stile di vita.
Tu mi precludi una risposta perchè sai che sarebbe la più ovvia, come a dire: "l'emancipazione del terzo mondo non può soltanto derivare da un presa di consapevolezza di chi si è finalmente liberato". Io ti rispondo solamente che questa consapevolezza da raggiungere (per noi borghesi occidentali) è comunque un passaggio necessario. Perchè non è detto che sia stato ad oggi concretamente raggiunto. Ed anzi io credo il contrario. Poi non mi inoltrerei in altre questioni perchè è questa oggi la prospettiva che noi (proprio perchè occidentali e borghesi) dobbiamo capire ed affrontare. Ciò che succede in tutto il resto del mondo che non sia quello capitalistico purtroppo noi neppure possiamo conoscerlo.
Io credo per concludere che la spinta del cambiamento può avvenire solamente in due modi: o tramite l'impegno "illuminato" delle classi dominanti o mediante la ribellione delle masse oppresse. Sicuramente la seconda comporterebbe un cambiamento molto più rapido e violento che spezzerebbe via ogni legame del mondo con ciò che era prima. La classe borghese (seppure figlia degli stessi valori di cui è stata nutrita) ha il dovere morale (scusami ma la questione è davvero questa) di intraprendere un percorso di consapevolezza indipendentemente da quello che le sta intorno.

Renato ha detto...

Caro Valerio, sicchè lei proporrebbe una sana aristocrazia?
Concordo in parte con questa sua visione,qualora ne avessi còlto realmente il senso.
Tuttavia ritengo che nulla ci sia precluso ne' tantomeno imposto ma tutt'al più "consigliato".
Metto al bando il senso di irrequietezza e malcontento che spesso aleggia nei discorsi di chi cerca di fare la propria personale analisi del presente in cui viviamo.Criticare è sempre molto facile e dotto,ma più spesso frutto di incapacità nel cogliere ciò che si ha di fronte!
Sarò, forse, ottimista,sognatore addirittura romantico (mi si passi il termine nell'accezione contemporanea).
Si può,e si deve,essere popolo oppure governatore tuttavia non è facile decidere ne' tantomeno obbedire.Ognuno dovrebbe capire a quale categoria appartiene e solo dopo, vivere la propria vita di conseguenza.Forse è vero che alcuni vengano plasmati,alla nascita,dall'oro e altri dal ferro e dal bronzo.Assecondare le proprie attitudini potrebbe esser la via corretta per evitare attriti.
Non proporre ma fare,parlare si,ma poi agire.Pensare prima,poi agire.

Renato ha detto...

Vorrei porre,ora,l'attenzione sull'ultima frase del suo intervento:
"La vita che “buca la realtà” e che in ogni nuovo buco rivendica se stessa."
Parla forse dei buchi che Galan & co. lasciano sugli scaffali dei pubblici esercizi in cui entrano tanto per dimostrare che questo è l'unico mondo possibile???
Siamo seri per cortesia.
Mi chiedo se Galan conosca Nunzio Derme oppure il contrario.
Chi si ispira a chi?
Molti predicano che bisogna cambiare il mondo,si ma quale?
Il loro? Il nostro? E quello degli altri???? Cambiare il mondo vuol dire assecondare un proprio personale capriccio? Se lei decide che questo mondo non le va,ma a me sta più che bene,chi ha ragione? Facciamo un po' per uno? Lanciamo i dadi? Ci combattiamo a vicenda?
Ci emancipiamo? Ma da che se dovemo emancipà!!! Risulta così difficile vivere?

V.C. ha detto...

Caro Renato, la mia stima per te è davvero molto grande. Ma in questo caso non posso darti una risposta perchè non ritengo che tu la meriti. Dapprima vorrei invitarti a conoscere un pò di più l'argomento che stai criticando e magari di vedere il film del taxista in qunato non lo hai visto. Probabilmente capiresti cosa significhi fare "buchi nella realtà". E ricorda che già il MAUD.IT è un modo come un altro per fare un buco nella realtà!!!

Un saluto affettuoso

Renato ha detto...

" E ricorda che già il MAUD.IT è un modo come un altro per fare un buco nella realtà!!!"

Inizio da qui per constatare tristemente la tua incapacità di dare risposte originali e soprattutto "proprie".
Finchè citi illustri scrittori,passi. Ora addirittura mi citi gli sconosciuti.Per carità,lo conosciamo tu e io ma non credo sia noto al grande pubblico.

"Ma in questo caso non posso darti una risposta perchè non ritengo che tu la meriti. "

Ritengo,piuttosto,che tu stia aspettando che qualcuno la dia al tuo posto per poi riportarla come tua.

"Dapprima vorrei invitarti a conoscere un pò di più l'argomento che stai criticando e magari di vedere il film del taxista in qunato non lo hai visto. "

I principi di "el dinero gratis" si evincono nitidamente dall'intervista fatta dai vendicatori a Galan.
Non capisco cosa c'entri la visione del film,forse era tanto per utilizzare un collaudato escamotage dialettico nella speranza di zittire la controparte.

Tanto dovevo alla tua sterile replica.

Anonimo ha detto...

caro direttore, nel tuo articolo non menzioni il film, e i commenti sono relativi a ciò che porpone il maud.it...del film, che vedranno solo pochi fortunati, non nè pui fare una risposta al commentatore renato, che è uno dei tanti sfortunati che non ha visto il film, ma che commenta solo ciò che hai scritto.

V.C. ha detto...

caro gianluca so che mi avete messo in mezzo (tu e renato)... ma è possibile che con voi non posso preservare una parvenza di serietà in nessuna cosa che faccio? :)

Un saluto affettuoso
al di là delle mura