mercoledì 9 maggio 2007

Un articolo indipendente (di M.C.)

SEGRETO DI STATO
A Genova ci fu un disegno repressivo, prima condanna per la Polizia al G8 del 2001

La censura da parte dei media è stata rigida ed assoluta: della sentenza di Genova non si doveva parlare. Infatti incredibilmente non ne ha scritto neanche il Manifesto e dovrebbe spiegare perché. Alzi la mano chi ha saputo che la settimana scorsa a Genova c'è stata la prima condanna per i pestaggi della Polizia durante il G8 del 2001. Eppure la sentenza di Genova è un passaggio capitale per la ricostruzione della verità e la giustizia di quello che successe nel capoluogo ligure oramai 6 anni fa. E ci spiega anche molto del disegno politico sotteso alla repressione.
Lo Stato è stato condannato a risarcire Marina Spaccini, 50 anni, pediatra triestina, volontaria per quattro anni in Africa, per il pestaggio che subì da parte della Polizia in via Assarotti, nel pomeriggio del 20 luglio 2001. Marina, come decine di migliaia di militanti cattolici della Rete Lilliput, era seduta, con le mani alzate dipinte di bianco, gridando "non violenza", quando fu massacrata dalla Polizia. Questa si è difesa sostenendo (sic!) che non era possibile distinguere tra le mani dipinte di bianco di Marina e i Black Block. Per il giudice Angela Latella invece la selvaggia repressione genovese -e la cortina di menzogne sollevata per coprirle - è stata una delle pagine più nere di tutta la storia della Polizia di Stato e per la prima volta ciò viene scritto in una sentenza. Non solo, è ben più grave quello che è scritto nella sentenza genovese. Quelle dei poliziotti non furono né iniziative isolate né eccessi, ma facevano parte di un disegno criminale.
Si inizia a confermare in via processuale quello che chi scrive sostiene e scrive da sei anni. A Genova vi fu un disegno criminale selettivo da parte di apparati dello stato. Tale disegno era teso a terrorizzare non tanto la sinistra radicale ma il pacifismo cattolico, in particolare la Rete Lilliput, che per la prima volta in maniera così convinta e numerosa scendeva in piazza saldandosi in un unico enorme fronte antineoliberale con la sinistra.
Le ragazze e i ragazzi delle parrocchie furono quelli che pagarono il prezzo più alto, soprattutto sabato. I loro spezzoni di corteo furono sistematicamente bersagliati dai lacrimogeni e centinaia di loro furono pestati selvaggiamente. Ma, soprattutto decine di migliaia di loro, e le loro famiglie, furono spaventati a morte in una logica pienamente terroristica. Quanti dopo Genova sono rimasti a casa?
Di fronte all'immagine sorda data dai grandi della terra, Bush, Blair, Berlusconi, quel movimento pacifico, colorato, credibile, fatto di persone serie e non dei pescecani rinchiusi nella città proibita, che si era riunito intorno alle proposte concrete per un nuovo mondo possibile del Genoa Social Forum, doveva essere schiacciato. Non lo sapevamo, ma mancavano 50 giorni all'11 settembre.

Riporto nel sito l'articolo dell'eccellente Massimo Calandri, apparso SOLO sulle pagine genovesi di Repubblica lo scorso 29 Aprile. E' normale secondo voi? Esiste ancora il diritto ad essere informati in questo paese?
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Prima condanna per le violenze delle forze dell'ordine contro i manifestanti: "Non furono iniziative isolate". G8, condannato il Ministero - Missionaria picchiata, risarciti invalidità e danni morali "Ho solo ottenuto quello che attendevo da 6 anni: giustizia"

MASSIMO CALANDRI

LA PRIMA condanna nei confronti del Ministero dell?Interno per le illecite e gratuite violenze dei suoi poliziotti è arrivata nei giorni scorsi, e cioè circa sei anni dopo la vergogna del G8 genovese. Ma le parole con cui il giudice istruttore Angela Latella ha motivato la sua decisione rinfrescano la memoria. Ricordando a tutti che quelle cariche sanguinarie,quelle teste rotte a manganellate, quei lacrimogeni sparati contro le persone inermi, non erano frutto dell'iniziativa isolata o dell'autonomo eccesso di qualche agente. Facevano invece parte di un più ampio disegno -così come le menzogne raccontate più tardi per coprire le nefandezze - , che rappresenta una delle pagine più buie nella storia della Polizia di Stato.
Il tribunale del capoluogo ligure ha dato ragione a Marina Spaccini, pediatra cinquantenne di origine triestina, pacifista che per quattro anni ha lavorato in due ospedali missionari del Kenia. Alle due del pomeriggio del 20 luglio, era il 2001, venne pestata a sangue in via Assarotti. Partecipava alla manifestazione della Rete Lilliput, era tra quelli che alzavano in alto le mani dipinte di bianco urlando: "Non violenza!".
Gli agenti e i loro capi avrebbero poi raccontato che stavano dando la caccia ad un gruppo di Black Bloc, che c'era una gran confusione e qualcuno tirava contro di loro le molotov, che non era possibile distinguere tra "buoni" e "cattivi": bugie smascherate nel corso del processo, come sottolineato dal giudice. I cattivi c'erano per davvero, ed erano i poliziotti che a bastonate aprirono una vasta ferita sulla fronte della pediatra triestina. Dal momento che quegli agenti, come in buona parte degli episodi legati al vertice, non sono stati identificati, Angela Latella ha deciso di condannare il Ministero dell'Interno. La cifra che verrà pagata a Marina Spaccini non è
certo clamorosa - cinquemila euro tra invalidità, danni morali ed esistenziali - , ma il punto è evidentemente un altro.
«Se risulta chiaramente che la Spaccini sia stata oggetto di un atto di violenza da parte di un appartenente alle forze di polizia - scrive il giudice - , non si può neppure porre in dubbio che non si sia trattato né di un'iniziativa isolata, di un qualche autonomo eccesso da parte di qualche agente, né di un fatale inconveniente durante una legittima operazione di polizia volta e riportare l'ordine pubblico gravemente messo in pericolo».
Perché l'intervento della polizia non fu «legittimo», è ormai abbastanza chiaro. Lo hanno confermato i testimoni e in un certo senso gli stessi poliziotti e funzionari, con le loro contraddizioni: «Gli aggressori erano diverse decine; l'ordine era di caricarli, disperderli ed arrestarli», hanno detto, interrogati. Ma poi risulta che furono arrestati solo due ragazzi (non feriti), la cui posizione fu in seguito peraltro archiviata. La pacifista era assistita dagli avvocati Alessandra Ballerini e Marco Vano. Il giudice ha sottolineato come fotografie e filmati portati in aula «siano stati illuminanti»: «Si vedono ammanettare persone vestite normalmente; più poliziotti colpire con i manganelli una persona a terra, inerme. La stessa Spaccini è una persona di cinquant'anni, di cui giustamente si sottolinea l'aspetto mite». E poi, le testimonianze come quella di una signora settantenne che parla di una «manifestazione assolutamente pacifica e allegra» e di aver quindi visto agenti «bastonare ferocemente persone con le mani alzate ed inermi come lei». Marina Spaccini ha accolto il giudizio con un sorriso: «Era semplicemente quello che attendevo da sei anni. Giustizia».

http://www.gennarocarotenuto.it/dblog/articolo.asp?articolo=1096
(venerdì 4 maggio 2007)

Genova: il Questore del G8, Francesco Colucci: "eravamo condizionati"

Con Diego Marchesi, Fabio Bovi e Carlo Gawen su Genova con un nuovo articolo di Massimo Calandri dal suo confino di Boccadasse.

Il caso della condanna dello Stato per il pestaggio di una militante della Rete Lilliput a Genova censurata in maniera ANTICOSTITUZIONALE dai media, sta finalmente, almeno in Internet, girando, forse anche un po' per merito di GennaroCarotenuto.it. Ma sta girando soprattutto per merito di giornalisti coraggiosi e con memoria come Massimo Calandri de La Repubblica che sicuramente non faranno carriera per questi articoli. Ebbene sì, perfino a Repubblica ci sono giornalisti onesti!

E' triste che in democrazia e in apparente libertà di stampa si debba essere coraggiosi per scrivere non di camorra o mafia ma di repressione da parte di corpi dello stato. E' assolutamente
consigliabile leggere in calce a questo pezzo, l'articolo di Calandri sulla vergognosa testimonianza di un questore della Repubblica, Francesco Colucci, che non sa, non ricorda, ma tra le righe afferma una cosa capitale: "eravamo condizionati [dalla politica?] ad intervenire [e quindi violare i diritti umani di liberi e pacifici cittadini]". Ovviamente anche questo articolo di Calandri non ha varcato i confini dell'edizione genovese di Repubblica. E' sostenibile che i processi non siano più un fatto nazionale?. Che fine ha fatto la Commissione d'Inchiesta promessa? Dov'è la grande stampa, Bruno Vespa, Michele Santoro, Aldo Forbice, Giuliano Ferrara, Gad Lerner, Enrico Mentana, Giovanni Floris?
Eppure ricordate quando la fantasiosa perizia per la quale un pezzo di calcestruzzo volante avrebbe sfortunatamente (sic!) deviato la pallottola sparata in aria che invece rimbalzò giusto per uccidere Carlo Giuliani tenne banco per giorni sui giornali e TG? I TG cercarono di convincerci per giorni che era andata in quella curiosa maniera. Ricordate il malore attivo di Pinelli in quella caldissima giornata di dicembre 1969 a Milano? Giovani, se non ricordate chiedete, cercate, esigente di sapere, esercitate il vostro inalienabile diritto alla Memoria!

Carlo Gawen: Dici bene, Gennaro: quanti dopo Genova non hanno più partecipato a manifestazioni? Quelle centinaia di migliaia di persone dove sono finite? Prima Napoli, poi Genova, poi... tutto il resto. E' stato un crescendo di pestaggi gratuiti, di infamie, di menzogne. Questa sentenza è molto importante, un giudice che dichiara, riferendosi alle cariche, "Facevano invece parte di un più ampio disegno, così come le menzogne raccontate più tardi per coprire le nefandezze" direi che sarebbe già sufficiente, in uno Stato democratico, a rimettere tutto in discussione ed avviare immediatamente una commissione d'inchiesta parlamentare (ma non era in programma? ah sì, è vero...). Altrettanto interessante è stata l'udienza di ieri, ce ne parla l'ottimo Massimo Calandri, sempre sull'edizione genovese di Repubblica... questa volta anche il Secolo XIX si è degnato di scriverne qualche riga. Naturalmente tutto rimane a livello locale.

Fabio Bovi: Fortunatamente i giorni vissuti a Genova 2001 ad alcuni hanno causato la reazione opposta [al terrore e all'allontanamentodalla militanza] ed invece che chiudersi in casa da allora non riesconoa non partecipare e non sentirsi coinvolti. Da quei giorni la mia fedenella democrazia, nell'informazione, nello stato, sono completamentecambiati. Spero che per molti sia stato lo stesso!!
Sono contento per la sentenza ma la rabbia che provo verso il sistema, i media, la gente che continua a vivere nell'indifferenza superano di gran lunga la gioia per vedere che qualche briciola di giustizia c'e' ancora. So che questa ferita aperta a Genova continuera' a bruciare.. perche' so che sara' impossibile in questo paese schifoso vedere alla sbarra i veri responsabili che in quei giorni hanno organizzato a tavolino la "mattanza" di Genova. Questo sentimento di impotenza spero che non mi impedisca mai di dare un contributo per quanto piccolo e insignificante per la costruzione di Un Altro Mondo...

Diego Marchesi: Al seguente indirizzo è possibile trovare una sintesi delle testimonianze raccolte
dai PM nell'inchiesta sugli abusi di BOLZANETO, prese pari pari dal settimanale Diario "Speciale Genova - la Verità" del 21 luglio 2006: http://g82001.altervista.org

Su "Altri Link" sono elencati collegamenti ad altri siti che si occupano del G8 di Genova ed è possibile vedere in streaming alcuni dei video presenti su YouTube. Sono scenari sconcertanti quelli raccontati dalle vittime di quelle violenze, fisiche e psicologiche. Scenari che risultano via via più verosimili confrontando e incrociando le testimonianze di tutti coloro siano passati dalla caserma di Bolzaneto in quei giorni.

I processi sui casi Scuola Diaz e Caserma di Bolzaneto sono ancora in corso ed i primi verdetti sono attesi entro la fine di quest'anno.

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G8, l´ultima verità sulla Diaz - L´ex questore Colucci confessa: "Mi sentivo inadeguato" La Repubblica (Genova), 4 maggio 2007. Sconcertante deposizione dell´alto funzionario sei anni dopo tra smentite e "non ricordo più"

MASSIMO CALANDRI

L´IMBARAZZANTE interrogatorio di Francesco Colucci, che in quei giorni del G8 era ancora il questore di Genova, ha dato ieri mattina la misura di quanto difficile sia il compito di chi vuole fare chiarezza sulle sciagurate giornate del luglio 2001. A distanza di sei anni, quello che allora era la massima autorità di pubblica sicurezza presente in città (prefetto escluso) è caduto in una serie di contraddizioni ed amnesie che hanno lasciato a bocca aperta i presenti. «Non ricordo». «Forse ho sbagliato nel parlare». «La mia affermazione forse è stata un po´ sprovveduta, superficiale». «Non sono sicuro, lo giuro davanti a Dio e allo Stato italiano». «Mi correggo, forse sono stato impreciso». Per sei ore Colucci ha risposto alle domande del pm Enrico Zucca, smentendo in alcuni casi quando aveva dichiarato a verbale negli anni precedenti e regalando un´informazione inedita. La notte dell´assalto alla scuola Diaz, il funzionario che doveva coordinare gli interventi era il vice-questore Lorenzo Murgolo. Che per il massacro e l´arresto illegale dei 93 no-global, così come per le prove fasulle, non è imputato. «Murgolo era il coordinatore. Ma c´erano La Barbera e Gratteri accanto a lui...«. Affermazione che vuole dire tutto e niente, perché - come l´ex questore di Genova ha poi ribadito - «non so a che punto poteva contare la scala gerarchica».
In un´intera giornata passata in aula, Colucci non ha chiarito nulla. Perché si decise di intervenire nell´istituto di via Battisti? La versione è quella del fantomatico attacco in serata alle pattuglie della polizia, e di quei tipi sospetti - «Non gente gioiosa, gente allegra... ma facce brutte, con atteggiamenti minacciosi, vestiti di scuro» - davanti alla scuola. Lui avrebbe voluto lasciar perdere, ormai il G8 era finito, «ma poi tutti quanti abbiamo deciso l´intervento: identificare gli aggressori e trovare armi eventuali. Fare una perquisizione». Chi tra i super-poliziotti spinse per il blitz? Colucci fa alcuni nomi, poi ci ripensa, alla fine spiega che il prefetto La Barbera - che è morto - era d´accordo. «Io mi sentivo un po´ inadeguato», confessa quello che in quei giorni era il questore di Genova.
A suo tempo aveva detto che il capo della polizia, Gianni Di Gennaro, gli aveva detto di telefonare al capo dell´ufficio stampa, Roberto Sgalla: ieri ha detto che fu una sua iniziativa. Lui restò in questura, chi lo avvertì del ritrovamento delle molotov? Colucci fa almeno tre nomi, ma non ricorda. Ed è in difficoltà quando deve raccontare di quel poliziotto che gli disse di essere stato colpito dalla coltellata fantasma di un altrettanto fantasma Black Bloc: «Indossava un maglione di cotone... no... un giubbotto antiproiettile». Per non parlare di quando spontaneamente confessa di aver saputo di un equipaggio di una squadra mobile che era entrato per sbaglio nella scuola di fronte alla Diaz: ma dimentica di aver inviato a Di Gennaro una relazione in cui scriveva che quei poliziotti stavano facendo una «verifica».
«Io so solo che quella notte dovevamo fare qualche cosa, dovevamo reagire a quella cosa. Eravamo un po´ pressati, eravamo condizionati. E decidemmo di intervenire».

http://www.gennarocarotenuto.it/dblog/articolo.asp?articolo=1097 (sabato 5 maggio 2007)

2 commenti:

Renato ha detto...

Meno male!!!
Grazie a questi articoli credo,e spero, si inizi a centrare quello che reputo il vero obiettivo, ossia:
per studiare un fenomeno bisogna risalire alle cause.
Fino a ora ci si limitava agli effetti....la polizia cattivona,i Carabinieri violenti e assassini,le cariche,il manganello e l'estintore....senza mai tener conto che all'esercito "regolare" stipendiato dallo Stato ne corrispondeva uno, in tutto e per tutto, simile,e il giudizio si limitava a prender le parti di uno dei due schieramenti dimenticando,ahimè, di chiedersi come mai questa contrapposizione e, soprattutto, chi fosse il generale o stratega dei rispettivi eserciti. Troppo facile puntare il dito sul Carabiniere Ausiliario Mario Placanica o sui reparti mobili della PS intervenuti nella scuola "Diaz",sulle cariche di via Tolemaide piuttosto che su quelle di piazza Manin o ,comunque,su tutta la topografia genovese tristemente divenuta nota nel luglio 2001.
"Divide et impera"...operazione riuscita e in grande stile direi.
Pochi si sono interrogati circa il ruolo e le responsabilità dello Stato,del Potere Esecutivo in primis. Nessuno si sforza di guardare oltre il fatto,ma tutti si limitano a giudicarlo.
L'interrogatorio dell'ormai ex questore Colucci potrebbe esser uno spunto per riflettere ma purtoppo l'occulto e indecifrabile "Quarto Potere" non consente una fruizione serena degli avvenimenti ergo..."prudenza nel giudizio".
Concludo il commento facendo notare che anche Panorama ,in un articolo datato 7 maggio 2007,fà menzione della sentenza in questione.

V.C. ha detto...

Grazie Renato per la precisazione ;)