mercoledì 14 febbraio 2007

Editoriale del Maud.it numero 3 del 13 Nov '06


CARTA VINCE, CARTA PERDE

La macchina politica si rivolge all'individuo, coinvolgendolo sotto ogni punto di vista. Si muove a livello subliminale ma lo fa con una modalità feroce ed espansiva. Lo fagocita pian piano ma in maniera totalizzante (e totalitaria); soprattutto lo anestetizza impiguendolo di nuova retorica buonista e di consuete frasi fatte. Spaccia gli stessi secolari valori, trasmutati nella forma ma non nella sostanza. La macchina politica crea così la sua legittimità: dà sfoggio di potere e lo fa tramite le libertà che così abilmente dispensa e concede. Ci insegna perciò a scegliere tra "un qualcosa che assolutamente non ci piace" ed "un qualcosa che proprio non vorremmo"; la macchina politica è il vessillo della civiltà. E' una scatola cinese, una ruota che gira. E che non si ferma mai. Perchè se si fermasse sarebbe palese il suo gioco di specchi. L'ipocrisia del sistema. L'irrazionalità delle proprie ragioni. L'illiberalità dei propri diritti. Il fatto che ogni valore è realmente e soltanto un consolidato pregiudizio. La giustizia equivale all'utile. La tolleranza all'emarginazione. Il perdono al borghese paternalismo di certi nostri giudizi. E’ come il gioco delle tre carte: la consapevolezza di poter realmente partecipare è soltanto illusoria. E’ l’apparenza che prende corpo dietro il suo precetto. E’ la classica regola da non rispettare. Non siamo realmente noi i demiurghi! Eccoci: siamo le pedine di un gioco che ci rende inconsapevoli protagonisti delle nostre quotidiane “non scelte”. Ogni singolo sforzo, anche il più coraggioso, risulta quindi vano specialmente poichè ogni nostra energia viene fatalmente spesa al fine di soddisfare i nostri desideri più grandiosi. Ma il punto è ancora una volta questo: noi stiamo perseguendo sogni che non ci appartengono realmente. Giù la maschera allora: ogni macchina politica con la sua squallida retorica di potere è perciò funzionale solamente ad una ormai consolidata dittatura di mercato che ovunque dirama i suoi tentacoli nel nome della "santa" globalizzazione. Ma globalizzare altro non significa che espropiare l'uomo di ciò che appartiene all'uomo in virtù dei suoi sconosciuti bisogni. Indotti. E per questo non necessari. E' il nuovo colonialismo, gente!

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