FEDELI ALLA LINEA (Ma la linea dov'è?)
martedì 13 marzo 2007
Dal Maud.it numero 13 del 14 Marzo '07
FEDELI ALLA LINEA (Ma la linea dov'è?)
“Certa sinistra non serve al Paese!”: è categorico il vicepremier Massimo D’Alema durante il convegno dei DS che si è svolto all’indomani della crisi di governo: un duro attacco rivolto all’ala radicale della coalizione, quella formata da Rifondazione, dai Comunisti Italiani e dai Verdi. Ma la questione è tutt’altro che risolta. Perchè se da una parte troviamo una sinistra dichiaratamente inutile (che disperatamente preserva i vessilli di un impero caduto), dall’altra ce n’è una che di fatto sinistra non è più. E già da troppo tempo. Ormai si parla di Partito Democratico e perlomeno questo sarebbe un modo meno ipocrita di chiamare la cosa. Ma intanto la corrente minoritaria e più estrema dei DS, quella dell’On. Fabio Mussi (che rappresenterebbe il vero “zoccolo duro” del partito se davvero si prendesse sul serio l’elettorato) annuncia già di volersi chiamare fuori da un simile progetto e strizza un occhio verso gli ex litiganti Bertinotti (ormai ben pasciuto sulla poltrona della Camera) e Diliberto. Ma se da una parte c’è chi allarga le braccia, dall’altra il castello di sabbia continua a sgretolarsi: l’allontanamento del senatore “disubbidiente” Turigliatto è solo l’ultimo capitolo di un ormai diffuso malcostume che si sta consolidando all’ombra di questo noumenico Kremlino. Malcostume che aveva visto già l’anno scorso la scissione dell’ala trotzkista di Marco Ferrando dal partito della Rifondazione Comunista e alla nascita del “Movimento Costitutivo per il Partito dei Lavoratori” (il cui logo ripropone la “sempreverde” Falce e Martello, tanto per rimanere in tema d’attualità!). Tale nascita, di fatto, sembra essere la riproposizione (anche se in toni minori) della stessa esigenza che già 15 anni fa portò gli allora “idealisti” Bertinotti e Cossutta ad abbandonare la neonata Quercia: l’esigenza di mantenere un’opposizione di classe (e comunista) ad ogni “buon” governo socialdemocratico e borghese. Insomma, passano gli anni e la sinistra italiana continua a cambiare. Ma in che modo? Sicuramente non si arriverà mai all’utopia di una Izquierda Unida. Il punto è che la sinistra di casa nostra dimostra di soffrire dello stesso dubbio di sempre,quel dubbio che l’ha accompagnata per tutto l’arco della sua storia: il dovere morale di conservare quel ruolo “storico” di eterna opposizione o l’urgenza di un’istituzionalizzazione a tutti i costi. Le cose cambiano sì. Ma nel frattempo anche le speranze stanno perdendo di credibilità.
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1 commento:
Scissione, non vedo altra via d'uscita, se penso che siamo passati dal PCI ai DS e ora si va verso il PD, triste riconoscere che il paese sarà sempre democristiano, unire ex appartenenti al PCI con la Margherita?Ma formare un partito presuppone valori culturali comuni e non solo, che tra DS e margherita proprio non vedo.
Penso a Berlinguer e a quella politica che non c'è più.
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