lunedì 19 febbraio 2007
Comunicazione
domenica 18 febbraio 2007
Editoriale del Maud.it numero 11 del 19 Feb '07
FAR FINTA DI ESSERE SANI
mercoledì 14 febbraio 2007
Dal Maud.it numero 10 del 09 Feb '07
IL DIO VISIBILE
Parafrasando Marx: la svalutazione del mondo degli uomini va di pari passo alla valorizzazione del mondo delle cose. E la cosa, l’oggetto per antonomasia, quello che da solo può permettersi di possedere tutti gli altri, questo valore onnipotente è oggi il denaro, quel “dio visibile” come già amabilmente lo apostrofò Shakespeare. Ma il feticismo che questo nostro nuovo archè comporta è di per sé disumanizzante: è ciò che già Simmel indicò con la formula dell’oggettivizzazione della soggettività. E così il denaro diviene la misura di tutte le cose, l’unico vero autentico criterio di giudizio a cui potersi appellare. Ed ecco che non esiste più il bello né il brutto; né il buono e il cattivo. E neppure il giusto si distingue più da ciò che non lo è. Basta soltanto un piccolo sacrificio (economico) ed ogni cosa si trasforma nel suo perfetto contrario. Così anche chi sta dalla parte del torto, con un minimo sforzo, può permettersi tutta la ragione di cui ha bisogno. I valori vengono così rimessi fatalmente in discussione, praticamente svuotati d’ogni significato. Oggigiorno non si può nemmeno più parlare d’ontologia. Perchè dov’era l’essere è di fatto subentrato in ogni sua parte l’avere! Io sono ciò che ho, ciò che possiedo. E valgo soltanto nella misura in cui riesco ad apparire. E’ come se l’accidente di per sé avesse sostituito la stessa essenza: categorie che vivono indipendentemente da loro sostanza. Ed è questo anche il criterio del nuovo rapporto dialogico: non più il confronto, ma la dialettica alienante del bisogno e del suo soddisfacimento.Editoriale del Maud.it numero 3 del 13 Nov '06
CARTA VINCE, CARTA PERDE
La macchina politica si rivolge all'individuo, coinvolgendolo sotto ogni punto di vista. Si muove a livello subliminale ma lo fa con una modalità feroce ed espansiva. Lo fagocita pian piano ma in maniera totalizzante (e totalitaria); soprattutto lo anestetizza impiguendolo di nuova retorica buonista e di consuete frasi fatte. Spaccia gli stessi secolari valori, trasmutati nella forma ma non nella sostanza. La macchina politica crea così la sua legittimità: dà sfoggio di potere e lo fa tramite le libertà che così abilmente dispensa e concede. Ci insegna perciò a scegliere tra "un qualcosa che assolutamente non ci piace" ed "un qualcosa che proprio non vorremmo"; la macchina politica è il vessillo della civiltà. E' una scatola cinese, una ruota che gira. E che non si ferma mai. Perchè se si fermasse sarebbe palese il suo gioco di specchi. L'ipocrisia del sistema. L'irrazionalità delle proprie ragioni. L'illiberalità dei propri diritti. Il fatto che ogni valore è realmente e soltanto un consolidato pregiudizio. La giustizia equivale all'utile. La tolleranza all'emarginazione. Il perdono al borghese paternalismo di certi nostri giudizi. E’ come il gioco delle tre carte: la consapevolezza di poter realmente partecipare è soltanto illusoria. E’ l’apparenza che prende corpo dietro il suo precetto. E’ la classica regola da non rispettare. Non siamo realmente noi i demiurghi! Eccoci: siamo le pedine di un gioco che ci rende inconsapevoli protagonisti delle nostre quotidiane “non scelte”. Ogni singolo sforzo, anche il più coraggioso, risulta quindi vano specialmente poichè ogni nostra energia viene fatalmente spesa al fine di soddisfare i nostri desideri più grandiosi. Ma il punto è ancora una volta questo: noi stiamo perseguendo sogni che non ci appartengono realmente. Giù la maschera allora: ogni macchina politica con la sua squallida retorica di potere è perciò funzionale solamente ad una ormai consolidata dittatura di mercato che ovunque dirama i suoi tentacoli nel nome della "santa" globalizzazione. Ma globalizzare altro non significa che espropiare l'uomo di ciò che appartiene all'uomo in virtù dei suoi sconosciuti bisogni. Indotti. E per questo non necessari. E' il nuovo colonialismo, gente!
