venerdì 30 marzo 2007

Comunicazione


INCONTRO CON "DINERO GRATIS"


Venerdì 13 Aprile alle ore 20:30 presso il locale "Officine" nel quartiere Pigneto assisteremo alla proiezione del film "EL TAXISTA FUL" di Jo Sol. Saranno presenti anche il protagonista della pellicola Pepe Rovira ed alcuni esponenti del movimento filosofico e culturale catalano "DINERO GRATIS". Sabato 14 si replica con la presentazione del primo numero della rivista "VIDA Y POLITICA" a cui farà seguito il dialogo con il filosofo spagnolo Wenceslao Galan, componente del collettivo "Espai en Blanc".

Per info: http://www.officinepigneto.it/vitaepolitica.htm

Dal Maud.it numero 14 del 29 Marzo '07


FINZIONE UNIVERSITARIA
L'ultimo numero di MAUD.IT è uscito come una "Edizione Speciale" poichè riportava l'intervista scandalo di due ex militanti di AZIONE UNIVERSITARIA che ci hanno contattato per... Ecco a voi l'articolo:

All'interno della Facoltà di Lettere e Filosofia di Tor Vergata è apparso, in questi giorni, un volantino in cui i neo-consiglieri di facoltà Valentina Pochesci e Massimiliano Macera annunciano il loro allontanamento dal movimento di AZIONE UNIVERSITARIA, per potersi dedicare – dicono – esclusivamente alle esigenze di tutti gli studenti, indipendentemente dal partitismo politico. Massimiliano e Valentina ci hanno poi contattato, scegliendo MAUD.IT, per spiegare con un’intervista, le motivazione che li hanno spinti ad abbandonare AZIONE UNIVERISTARIA.

Benissimo cari Max e Valentina, perché avete scelto proprio il Maud.it come canale di comunicazione?

V.: Innanzitutto volevamo ringraziarvi per l’occasione che ci state concedendo. Sapevamo che su di voi potevamo contare proprio perché da sempre abbiamo riconosciuto nel Maud.it un giornale assolutamente autonomo ed apartitico. E difatti la nostra intenzione è quella di rivolgerci a tutti gli studenti (in quanto ne siamo i rappresentanti) indipendentemente dai vari colori politici.

M.: Anche perché, a dirla tutta, prima di voi ci siamo rivolti ad altri giornali e non abbiamo ricevuto la stessa disponibilità. Siamo stati infatti censurati, e non solo sui giornali di destra, ma anche da quelli che si professavano apolitici e indipendenti (come ad esempio “Universitor.it”). Quindi questa rappresenta per noi una grande opportunità!

Vi ringraziamo, ma veniamo al punto: da cosa è scaturita la vostra decisione di abbandonare AZIONE UNIVERSITARIA?

M.: Da tempo ormai non eravamo d'accordo con la “linea” su cui AZIONE UNIVERISTARIA si muoveva. La dirigenza infatti non si curava di chi spontaneamente cercava di dare il proprio contributo e le persone vengono oramai piuttosto usate soltanto come numeri per espandersi sul territorio.

V.: Inoltre i dirigenti continuano a prendersi personalmente il merito di ogni successo (presunto od effettivo) ottenuto talvolta senza neppure fare il minimo sforzo e senza concedere neanche un minimo rimborso per le spese sostenute per la propaganda (di volantini e manifesti comunque imposti “dall’alto”). Come è ad esempio accaduto per l’ultima elezione dei consiglieri di Facoltà avvenuta tra il 20 ed il 21 Febbraio.

E a proposito di queste elezioni di facoltà, che tra l’altro si sono dovute ripetere a causa del non raggiungimento del quorum, come si è schierato il vostro ormai “ex partito” per ciò che concerneva i risultati?

V.: Si, le elezioni si sono dovute ripetere nei giorni 27 e 28 e nemmeno in quel caso è stato raggiunto il quorum con la conseguente elezione di tutti i candidati. Solamente 120 persone hanno votato e noi abbiamo ottenuto 45 voti in due. E nonostante tutto questo la propaganda di AZIONE UNIVERSITARIA ha stampato titoli che inneggiavano alla grande vittoria nella facoltà storicamente “rossa” (vedi l’articolo pubblicato sul sito www.ladestra.info, che poi ha comunque dato la possibilità a Max e Valentina di controbattere per spiegare come effettivamente stavano le cose).

M.: Noi siamo stati da subito contrari a tutta questa informazione distorta e mistificata ma hanno sempre trovato il modo di zittirci.

In che modo?

V.: Attraverso una vera e propria censura: il giornale per cui io stessa scrivevo, “Il Bersaglio”, ha incominciato a tagliare i nostri articoli, o al limite li cambiavano di titolo. O semplicemente non pubblicavano correttamente quello che scrivevamo. Imponendoci per di più di affiggere sempre il loro logo su ogni cosa che pubblicavamo.

M.: Esemplificativo è il fatto che non appena lasciato il movimento, siamo stati banditi dal forum di AZIONE UNIVERSITARIA, sono stati cancellati i nostri interventi e siamo stati diffamati, praticamente messi alla gogna. D'altronde AZIONE UNIVERSITARIA assomiglia sempre più ad una setta.

Una setta? Puoi spiegarti meglio?

M.: Certo: come saprete, all'interno del partito di ALLEANZA NAZIONALE convivono diverse correnti e quella che aspira alla dirigenza è chiamata DESTRA PROTAGONISTA (oggi si cela sotto diverse associazioni guidate dagli stessi onorevoli), ed i suoi giovani “rampolli” si rifanno al settore giovanile GENERAZIONE PROTAGONISTA (ed è quella a cui maggiormente fa riferimento anche AZIONE UNIVERSITARIA a Tor Vergata). Bene, questa corrente per così dire maggioritaria esercita da sempre un vero e proprio potere assoluto su tutti i membri del partito. Inoltre i dirigenti, attraverso un sistema di scatole cinesi, hanno moltissimi agganci con vari esponenti politici che supportano alacremente. E tutto questo, come potete intuire, garantisce parecchi introiti economici, in barba agli ideali!

Scusateci, potreste spiegarci meglio quale sia la linea d'azione di questo movimento dirigente?

V.: Innanzi tutto quello di creare consensi all'interno delle facoltà, in cui non c'è una destra rappresentativa. Dopodiché cercano di creare una sorta di “blocco numerico” per impiegare un’ingente forza massificata sul territorio, schierandosi addirittura anche contro tutte le altre correnti minoritarie della destra, allontanando per esempio gli stessi esponenti della destra sociale.

M.: Operano una vera e propria selezione, se non ti uniformi alle direttive emanate dalla dirigenza sei tagliato fuori da ogni tipo di attività. Queste persone non fanno politica, sono affaristi e abili manipolatori, operano un vero e proprio lavaggio del cervello nei confronti di chi vuole avvicinarsi alla militanza di destra.

V.: Il divario tra la dirigenza e la militanza poi sta diventando davvero sempre più incolmabile. Basti pensare che, pochi mesi dopo in cui noi siamo stati impegnati nella manifestazione contro la riforma Mussi, organizzata dallo stesso partito, il senatore di AZIONE UNIVERSITARIA ha pronunciato un discorso in cui si professava favorevole nei confronti di tale riforma (l’intervista è chiaramente pubblicata nel numero 187 di Marzo del periodico “Campus”). Insomma non c’è coerenza. E neppure più il rispetto per noi militanti. Inoltre c’è un’ultima cosa che credo sia davvero spiacevole se non addirittura molto grave…

A cosa alludi Valentina?

V.: Tornando alla nostra Facoltà di Lettere e Filosofia, alcuni militanti di AZIONE UNIVERSITARIA provenienti da altri atenei (e nella fattispecie da Giurisprudenza ed Economia), hanno occupato illegittimamente la nostra auletta, dapprima adibita al Movimento, cambiandone la serratura. Di fatto quell’aula non gli spetta. Poiché spetta invece agli studenti del nostro Ateneo!

M.: Come consiglieri siamo ormai indipendenti e non più affiliati al partito. E perciò AZIONE UNIVERSITARIA non ha più alcun rappresentante nel Consiglio di Facoltà che giustifichi tale occupazione.

E come avete deciso di comportarvi a riguardo?

V. e M.: Sicuramente la rivendicheremo. Vorremmo riprenderci quest'aula che ci spetta al fine di utilizzarla, assieme a chiunque sia interessato, per portare avanti dibattiti ed iniziative culturali in modo completamente apartitico all’interno della nostra Facoltà. Ci rivolgeremo perciò al più presto al nostro preside per richiedere la legittimazione di questa nostra istanza.

E Maud.it in questo sarà certamente dalla vostra parte, nella volontà di costruire un dibattito culturale indipendente.

martedì 13 marzo 2007

Dal Maud.it numero 13 del 14 Marzo '07


FEDELI ALLA LINEA (Ma la linea dov'è?)
Certa sinistra non serve al Paese!”: è categorico il vicepremier Massimo D’Alema durante il convegno dei DS che si è svolto all’indomani della crisi di governo: un duro attacco rivolto all’ala radicale della coalizione, quella formata da Rifondazione, dai Comunisti Italiani e dai Verdi. Ma la questione è tutt’altro che risolta. Perchè se da una parte troviamo una sinistra dichiaratamente inutile (che disperatamente preserva i vessilli di un impero caduto), dall’altra ce n’è una che di fatto sinistra non è più. E già da troppo tempo. Ormai si parla di Partito Democratico e perlomeno questo sarebbe un modo meno ipocrita di chiamare la cosa. Ma intanto la corrente minoritaria e più estrema dei DS, quella dell’On. Fabio Mussi (che rappresenterebbe il vero “zoccolo duro” del partito se davvero si prendesse sul serio l’elettorato) annuncia già di volersi chiamare fuori da un simile progetto e strizza un occhio verso gli ex litiganti Bertinotti (ormai ben pasciuto sulla poltrona della Camera) e Diliberto. Ma se da una parte c’è chi allarga le braccia, dall’altra il castello di sabbia continua a sgretolarsi: l’allontanamento del senatore “disubbidiente” Turigliatto è solo l’ultimo capitolo di un ormai diffuso malcostume che si sta consolidando all’ombra di questo noumenico Kremlino. Malcostume che aveva visto già l’anno scorso la scissione dell’ala trotzkista di Marco Ferrando dal partito della Rifondazione Comunista e alla nascita del “Movimento Costitutivo per il Partito dei Lavoratori” (il cui logo ripropone la “sempreverde” Falce e Martello, tanto per rimanere in tema d’attualità!). Tale nascita, di fatto, sembra essere la riproposizione (anche se in toni minori) della stessa esigenza che già 15 anni fa portò gli allora “idealisti” Bertinotti e Cossutta ad abbandonare la neonata Quercia: l’esigenza di mantenere un’opposizione di classe (e comunista) ad ogni “buon” governo socialdemocratico e borghese. Insomma, passano gli anni e la sinistra italiana continua a cambiare. Ma in che modo? Sicuramente non si arriverà mai all’utopia di una Izquierda Unida. Il punto è che la sinistra di casa nostra dimostra di soffrire dello stesso dubbio di sempre,quel dubbio che l’ha accompagnata per tutto l’arco della sua storia: il dovere morale di conservare quel ruolo “storico” di eterna opposizione o l’urgenza di un’istituzionalizzazione a tutti i costi. Le cose cambiano sì. Ma nel frattempo anche le speranze stanno perdendo di credibilità.

Editoriale del Maud.it numero 13 del 14 Marzo '07


L'ESIGENZA D'ESSERE "FANCIULLO" Tentativo di autocritica

Essere coerenti con se stessi (e con le proprie idee) significa anche e soprattutto riuscire ad ammettere quando si è sbagliato. In tal senso bisogna sempre fare un passo all’indietro quando si capisce d’aver appena intrapreso una direzione mendace. Nel mio primo editoriale (quello del MAUD.IT numero 1 del 26/10/06) scrissi chiaramente che nell’intraprendere questa mia avventura, avrei dovuto guardarmi bene specialmente dal cadere in una certa retorica qualunquista (e populista). Credo che ultimamente il rischio stava diventando fin troppo concreto (e mi riferisco soprattutto agli articoli presenti sul numero precedente del giornale, quello del 6 Marzo). C’era quindi bisogno di un piccolo esame di coscienza, che puntualmente è perciò arrivato. Ed ora sono di nuovo pronto per ricominciare; con me porto l’esperienza e l’insegnamento dato dagli errori fatti e la voglia intatta di continuare a migliorarmi.
Il ruolo della filosofia critica (lo dice la parola stessa) è proprio quello di criticare, ovvero di esaminare e di riflettere su determinate questioni che di volta in volta possono presentarsi o su cui ci si vuole fermare a ragionare. Questo però può comportare il rischio d’incappare talvolta in un inutile atteggiamento polemico, atto solamente a distruggere tutto, senza nessuna premura quindi di preoccuparsi in alcun modo anche di ricostruire, partendo proprio dalle macerie che si è contribuito, con le proprie idee, a creare. Ammoniva saggiamente il buon vecchio Nietzsche: per raggiungere la grandezza superomista lo spirito deve incorrere in tre distinte metamorfosi. Perciò dapprima deve vivere come vive il cammello (costretto dunque a sopportare il peso delle tradizioni e della morale); dopodiché lo spirito deve diventare leone, proprio perché è necessario dire “no” all’abitudine e al dovere. Ma il leone è uno spirito distruttivo che tutto devasta con la sua ferocia e la sua incontrollata smania di libertà. Occorre perciò in ultima istanza che lo spirito diventi fanciullo, perché impari anche a creare e a dire “si”. Esattamente come fa un bambino quando gioca con i propri sogni.

giovedì 8 marzo 2007

8 Marzo - La festa della Donna


PROTAGONISTE SEMPRE,
NON SOLO PER UN GIORNO

Da tempo ormai si celebra la festa della donna dimenticando il suo significato originale; e ormai pochi sanno perché è stata scelta proprio questa data e quei pochi fanno finta di dimenticarsene. Le origini della festa dell'8 Marzo risalgono al lontano 1908, quando, pochi giorni prima di questa data, a New York le operaie dell'industria tessile Cotton scioperarono per protestare contro le terribili condizioni in cui erano costrette a lavorare. Lo sciopero si protrasse per alcuni giorni, finché l'8 marzo il proprietario Mr. Johnson bloccò tutte le porte della fabbrica per impedire alle operaie di uscire. Allo stabilimento venne appiccato il fuoco e le 129 operaie prigioniere all'interno morirono arse dalle fiamme. Successivamente questa data venne proposta come giornata di lotta internazionale, a favore delle donne, da Rosa Luxemburg, proprio in ricordo della tragedia. Con il passare degli anni l'8 marzo è diventata per tutto il mondo la giornata del ricordo, non solo per commemorare le vittime di quella tragedia, ma anche per stimolare una riflessione ed un bilancio sul ruolo della donna nella società moderna. La mimosa è stata assunta a simbolo di questa giornata perché la fabbrica distrutta dall'incendio era circondata da prati in fiore, e chi si recò sul luogo li raccolse e li depose davanti alle macerie in ricordo delle vittime; quei fiori erano per lo più mimose. Passano gli anni e la memoria fa brutti scherzi, le donne attendono quel giorno per fare esattamente quello che fanno tutti i giorni, solo che possono permettersi di farlo con laggiunta di un pizzico di ripicca nei confronti delluomo che, se per caso si dimentica il rametto di mimosa, passa un brutto guaio; può scordarsi dellesistenza della donna 364 giorni allanno ma non quello, il tutto per la gioia dei fiorai che riescono a produrre da un ramo di mimosa tanti mazzettini infiocchettati al modico prezzo almeno triplo del valore commerciale. A questo punto cè da domandarsi: è questo che Rosa Luxemburg pensava quando propose l8 Marzo come giornata non solo del ricordo della tragedia di New York ma soprattutto di lotta internazionale per la rivendicazione dei diritti delle donne? Ovviamente la risposta, scontata, è no; una società dove lapparenza conta più della sostanza e dove ci si mette la coscienza a posto donando e ricevendo un mazzolino di mimosa non pare gran cosa. Ci sono altre cose più importanti riguardanti le donne che in questa data, e non solo, andrebbero ricordate e rivendicate. L'8 Marzo è il simbolo dell'emancipazione femminile; un obiettivo via via snaturato e rimosso nella coscienza collettiva fino ad essere ridotto ad un puro e semplice battage commerciale. Ma l'emancipazione femminile è la strada obbligata per chi vuole che le donne godano degli stessi diritti degli uomini, in teoria e in pratica, nella giurisprudenza e nella legislazione, sul piano materiale ed economico, nella morale e nel costume, ovunque nelle istituzioni, nelle professioni, nell'istruzione, nella famiglia, nella politica. Perchè l'emancipazione femminile è una necessità vitale per l'emancipazione della società e dell'intera umanità. Vi è fra di esse un legame inscindibile. L'una non può fare a meno dell'altra.

mercoledì 7 marzo 2007

Comunicazione

LA SPARIZIONE DEL REALE

Sabato 17 Marzo ore 18:00, MONTEPORZIO CATONE (presso i locali dell'Ephebeum) - Presentazione del libro "LA SPARIZIONE DEL REALE" (Edizioni LE NUBI) dell'autore Marco Caponera.

lunedì 5 marzo 2007

Editoriale del Maud.it numero 12 del 6 Marzo '07

LA REPUBBLICA DELLE BANANE

Politiche di oggi, politiche di ieri. Nuovi protagonisti ma lo stesso identico sfacelo. Se dovessi fare i nomi, l’attacco sarebbe trasversale: da destra a sinistra, eppoi da sinistra a destra. Senza nessuna tregua, senza alcun accorgimento. Da destra e da sinistra, ma sempre e soltanto per ritrovarsi, comunque sia, ancorati ad un unico e comune centro. E già: “Che cos’è la destra? Cos’è la sinistra?”. Perché la verità è che non c’è assolutamente nessunissima differenza, se non di facciata: due squadre speculari ed identiche; regole cambiate a proprio piacimento ogni volta lo si ritiene più opportuno (vedi legge elettorale); leggi ad personam contro governi sfiduciati da Senatori a vita, che sono stati nominati da tutti fuorché dal popolo. Cara democrazia… (cristiana). Che stravagante è il ballo del potere: ora Tizio sta al governo e ci sta convincendo che le mele sono buone e che le pere sono cattive; ed ecco che Caio, all’opposizione, gli risponde sicuro che invece sono le pere ad essere buone e le mele cattive. Ma poi tutto cambia: Caio è finalmente Primo Ministro ed allora è pronto ad affermare che le mele sono davvero buone mentre le pere non lo sono più di tanto. E Tizio? Beh, con ben poca fantasia, gli risponde, al di là d’ogni “cortina”, che le pere sono davvero buonissime e che le mele sono, probabilmente, la peggiore delle cose auspicabili. E in tutto questo, a nessuno è passato mai per la mente di chiedere al popolo se davvero preferisse di più le mele o le pere. Ciò comporta un gran consolidamento di questa assurda “Repubblica delle Banane” che poi è l’Italia (scusate la frivola analogia ortofrutticola). Giovani sfruttati dai partiti (vedi la voce Democratici di Sinistra); cortei dei ricchi che chiedono il consolidamento dei propri privilegi (ricordando il 2 dicembre 2006). Tav si, Tav no. Dico si, Dico no. Allargamenti di basi militari. Ritiro di soldati. Libera Chiesa in… soltanto Libera Chiesa, appunto. Ecco cos’è il nostro paese oggi: soltanto una gran bagarre, dalla quale non ci si può davvero più difendere. O magari sì: “il valium mi rilassa, il serenase mi stende, il tavor mi riprende…”